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Mercoledì, 22 Marzo 2023 ore 18:30

STAZIONE ROGERS - Riva Grumula, 14 - Trieste

incontro con Luigi Memo

 

 

L’iconodiagnostica è la disciplina che applica l’approccio della semeiotica medica allo studio delle opere d’arte per ricercare sintomi e segni clinici.

Il termine iconodiagnostica è stato coniato nel 1983 da Anneliese Pontius, psichiatra ad Harvard, in un lavoro scientifico nel quale descriveva come aveva diagnosticato una rara malattia genetica (la Sindrome di Crouzon) esaminando i tratti di antichissime statue ritrovate nelle isole Cook.

L’iconodiagnostica contribuisce ad esercitare la capacità di osservare e riconoscere i segni di patologie riprodotti inconsapevolmente dagli artisti, ad allenare l’occhio clinico ed anche a ricostruire l’evoluzione delle patologie che maggiormente hanno caratterizzato un determinato periodo storico, come pure la percezione che ne aveva la popolazione e l’interpretazione che ne dava.

Un gruppo di lavoro, composto da pediatri e genetisti clinici di vari centri italiani coordinato dalla S.C. di Genetica Medica dell’IRCSS Burlo Garofolo di Trieste, è stato costituito con l’obiettivo di raccogliere a catalogare circa 500 opere d’arte prestando particolare attenzione alla descrizione delle caratteristiche cliniche e fenotipiche dei soggetti rappresentati.

Nel corso della ricerca ad opere che raffigurano soggetti con segni clinici attribuibili a condizioni malformative o genetiche, si sono via via aggiunti numerosissimi dipinti nei quali sono ben raffigurate condizioni cliniche di varie branche della medicina: dermatologia, endocrinologia, reumatologia, ortopedia, ecc. a partire dalle quali sono state formulate delle diagnosi non certo incontrovertibili, basate su supposizioni, congetture, ma comunque tali da indicare un significativo ambito di riflessione.

Se l’iconodiagnostica non è evidentemente una scienza esatta, non va neppure considerata un “dotto passatempo”, quanto piuttosto un aiuto didattico, uno strumento per l’apprendimento, tanto da esser inserita come disciplina nei corsi di studio di medicina in diverse università.

In conclusione, “dialogare” con le opere d’arte non è un esercizio fine a sé stesso, ma aiuta il medico ad osservare il paziente con uno sguardo non soltanto scientifico, ma anche umano.


 log FVG Burlo Garofalo

Luigi Memo

Laureato in Medicina e Chirurgia, specializzato in Genetica Medica, in Pediatria ed in Neonatologia e Patologia Neonatale.
Dopo aver lavorato per 25 anni, come Dirigente Medico, presso la Struttura Complessa (SC) di Patologia Neonatale dell’Ospedale Cà Foncello di Treviso, è stato per 12 anni Direttore della SC di Pediatria e Patologia Neonatale dell’Ospedale San Martino di Belluno.
Attualmente gestisce un ambulatorio di Genetica Clinica presso i Reparti di Pediatria di Mestre e Venezia e collabora ad un progetto di ricerca sulla valutazione di malattie genetiche rappresentate nell’iconografia tradizionale presso la SC di Genetica Medica dell’IRCCS Burlo Garofolo di Trieste.
La sua attività scientifica si concentra principalmente sulla diagnosi e l’assistenza del neonato con patologia genetica e/o malformativa. Coautore di un testo di Genetica Clinica, autore di una quindicina di capitoli in altrettanti testi, di un centinaio di pubblicazioni su riviste nazionali ed internazionali e di oltre 200 abstracts di relazioni tenute a congressi e convegni, in Italia ed all’estero, principalmente su temi di medicina perinatale, patologia neonatale, genetica clinica, comunicazione della diagnosi e terapia antalgica.


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